martedì 13 novembre 2007

Assassanità

Ma come ca**o ha fatto il Governo a spendere un milione e mezzo dei NOSTRI euro per questa indecenza di campagna "Pane Amore e Sanità"??? Complice Oliviero Toscani, che francamente o ha un'ironia fenomenale e prende per il culo ad arte i committenti, o si è reso complice di una farsa ignominiosa in nome del dio denaro offendendo il popolo italiano. Ma c'è un copy dietro questa frase assurda??? O mi sfugge il senso profondo che cela dietro quel sorrisetto sadico l'infermiera rubizza e fotoritoccata? Ad onor del vero, il cartellone qui sopra l'ho "leggermente" modificato, ma vi assicuro che l'originale era ancora più inquietante. Le guance fotoniche sono davvero così.

Vi racconto una storiella. Di recente mi è capitato di fare quattro prelievi di sangue uno dietro l'altro, perchè in tutta Roma pare non esista un laboratorio d'analisi che faccia tutto ciò che mi serve controllare. Di questo mio sangue prezioso, si è avuta molta cura. Talmente tanta che una volta l'hanno perso. E un'altra pure. E un'altra volta l'infermiera non mi trovava le vene e mi ha bucherellata finchè un medico pietoso non ha provato sull'altro braccio. La penultima volta mi ha fatto un male cane e mi è venuto un livido violaceo-azzurrognolo che è durato tre giorni. Alla quarta infermiera, mia madre che ha lo sguardo allenato ha chiesto per favore di mettersi i guanti, perchè di solito non si fanno i prelievi a mani nude dopo aver raccolto la roba caduta dal pavimento sozzoso, aprendo le maniglie luride ed altre amenità negli ambuienti men che sterili dove si fan i prelievi. Lei ha detto di sì, ma lo sguardo allenato alla stronzaggine non mente: si è messa un guanto di fretta alla mano destra, e poi con la sinistra mi ha cercato la vena, aperto la farfalla della siringa e me ne ha infilato l'ago come fosse una zappa prima che potessi dire "a". Non ho voluto dargli soddisfazione e ho iperventilato sorridendo affabilmente, mentre dentro di me gridavo "a li mortacci tuaaaaah!".... E lei gentilmente per tranquillizzarmi mi ha detto che spesso capita che le provette si rompano, centrifugando. Ma che diamine usate, una Whirpool a 800 giri??

Diciamolo: che il Ministero della Sanità compie 30 anni non gliene frega niente a nessuno.

Ma magari, non doversi svegliare alle 6 per stare alle 7 davanti alla macchinetta numeratrice per prendere il numero per la pre-fila per prendere quello della fila quando accenderanno le macchinette alle 8, e dalle 8 alle 9 questionare con un'addetto al computer che non sa manco usare la tastiera per inserire gli esami giusti e pagare il ticket, e poi farsi tre ore di fila davanti al laboratorio... (mi è successo proprio così, ieri, all'Eastman. Pari pari. E c'era gente di fuori che stava lì dalle 5 e si era svegliata alle 4).

Bè, insomma, potrebbero investire in formazione professionale, attrezzature migliori, o anche solo in una bottiglia di lysoform in più. E non vi ho deliziato con tante altre oscenità di cui sono stata testimone negli ospedali di Roma. Meglio riderci su. Come ha fatto Toscani. E, ahimè, pure Prodi... ma forse non l'ha capita.

mercoledì 24 ottobre 2007

Il grande mare


Ad ogni azienda o luogo dove mi reco per un colloquio, se l'atmosfera si rilassa pian piano fingendo dietro l'indifferenza un'accoglienza amichevole, colgo atteggiamenti, figure, frasi addirittura, che si ripetono come in una pantomima dove mi ritrovo spettatrice involontaria. E nell'odore di fumo che si spande per l'aere riesco ad avvertire il solito scomodo segreto che assieme mi ferisce e mi fa sentire sollevata.
Avrei voluto dirlo, in quella classe di alunni ancora non-persone, ma abbastanza ego-agglomerati da avere un proprio carattere e inclinazioni, che tutto quello che li aspetta da grandi nel fantomatico Mondo del Lavoro non è che una farsa recitata bene o male dietro veli di inglese vaselina e di istinti animaleschi mascherati ad arte;
avrei voluto insegnargli, al posto di termini desueti (prof, che roba è un pinnacolo?!) e storie lontane assorbite e sopraffatte dal caos parolespressivo, che c'è un'immaturità insita in ogni realtà media aziendale, che li aspetta a braccia aperte per affogarli nella mediocrità di abitudini e di stereotipi.
Un'immaturità che non è infantile, non è innocente; anzi è maliziosa, malevola, impaurita e pericolosa, ha unghie e denti da cui dovranno imparare a difendersi...
E va bene, la cultura se usata in modo appropriato può servire come arma; può essere scudo, ma si presta più come fioretto, e se non si è troppo accorti può toccare corde che innescano congegni a tempo pronti ad esplodere in mobbing sottile....
Ma no, la scuola non vuole insegnare a difendersi - è già troppo impegnata ad autogiustificarsi - e non so se avrei mai il coraggio di dire alla mia genitrice quanto trovi avvilente e degradante questo gioco di conti sul proprio futuro, a cui ci costringono, a spese di piccole persone-in-fieri che non riceveranno le armi che meritano in eredità, che perderanno ciò che noi non guadagnamo, in nome di un domani che cerchiamo di accaparrarci disperati ed insicuri.
Per sopravvivere prediamo i più deboli e poi cerchiamo giustificazioni forbite e moralmente accettabili, ma la verità è che siamo squali, o pesci piccoli, in questo mare. Anche i pesci grandi vengono sbranati poco a poco, se si apre una fessura nella loro difesa.
Io non voglio diventare uno squalo, nè essere sbranata; ma il gioco della medusa, che urticantemente galleggia e schiva, pur di mantenere un pò di luce e riuscire a vedere il fondale, non può durare a lungo....
Questo, e lo sottolineo, come ammissione di mediocrità della sottoscritta; e come omaggio a quelle reclute che combattono in prima linea con un coraggio che non so se saprei mai emulare.
Forza Vale.

lunedì 22 ottobre 2007

Neve e Cioccolato bollente



Dieci gradi di meno! Ma dico io... dieci! In un giorno! O_O Ho le punte delle dita che sembrano polaretti, sta a vedere che se le lecco sanno pure di fragola, menta e limone...
Sarà pure un'impressione, ma il freddo mi cambia i pensieri. Per assurdo, si affinano, diventano come cristalli, geometrici e regolari, si ripetono dentro in eco fino a purificarsi... è un ottimo periodo per scrivere racconti brevi. Per far quadrare i conti delle bollette condominiali in sospeso, analizzare i preventivi delle assicurazioni e aggiustare ricette culinarie secondo i crismi della praticità. Mi accingo dunque a riassumere in breve una ricettina cioccolatosa di antica memoria...
A differenza dei Maya, gli Aztechi preferivano bere la cioccolata fredda. Si racconta che dalle cime del vulcano Popocatepelt i servi portassero la neve per la bevanda dell’imperatore.
Ma io preferisco la versione bollente... per riscaldare le mani, il corpo, e lo spirito. Scusa Quetzalcoatl, chiedo venia ma fa proprio freddo...


CIOCCOLATA AZTECA (x 2)
350 ml di acqua
sei cucchiai di cacao (meglio se equo e solidale)
una manciata di arachidi (idem)
una tavoletta da 150 grammi di cioccolato fondente (e per fondente intendo almeno oltre l'80% eh!)
un peperoncino secco
una stecca di cannella (o di vaniglia se non vi piace la cannella)
un pizzico di pepe
tre chiodi di garofano
due semi di cardamomo
la buccia grattugiata di un limone piccolo (biologico, xkè quelli commerciali hanno la buccia trattata con anticrittogamici velenosi anche per noi)

Frullate le arachidi e mettetele da parte.
Fate sciogliere a bagnomaria il cioccolato fondente, stemperate nell'acqua calda sei cucchiai di cacao, unite e mescolate per bene il tutto finchè non sarà omogeneo.
Aggiungete il peperoncino secondo la piccantezza desiderata, la stecca di cannella o vaniglia, le altre spezie e infine la buccia di limone. Fate sobbollire a fiamma bassa per qualche minuto, poi filtratela con un colino a trama grossa e mettete in tazza. C'è chi aggiunge dopo le arachidi, o chi non le mette proprio.
Da notare che, oltre ad essere piccante come piaceva ai conquistadores... è amarissima. Niente zucchero, per carità! Come per il tè verde (quello vero), il caffè buono e la massa di cacao, l'amaritudine è ciò che la rende davvero speciale, e si apprezza allenando il gusto. Fate pratica!

giovedì 18 ottobre 2007

Ricette...

Orbene, ho appena scoperto ke le funzionalità del blog non mi consentono di caricar ricette come file powerpoint, ma solo come post. Peccato, perchè m'eran venute così fighe con gli slide... :(
Ma non desisto. Almeno questa la voglio mettere. E spero di farla seguire a breve da quella promessa, dell'okonomiyaki Kazu san style. Buona creazione culinaria, e buon appetito!

SOFFICETTI ALLA CAROTA

INGREDIENTI:
150 grammi di mandorle
150 grammi di carote
150 grammi di zucchero di canna
2 uova
4 cucchiai di farina 00
Un pizzico di sale
1/3 di bustina di lievito per dolci
Un po’ di burro

STRUMENTI:
Una frusta per montare a neve
Un frullatore
Alcune ciotole
Una teglia per muffin

PREPARAZIONE:
•Frullate finemente le mandorle e mettetele da parte.

•Tagliate a tocchi le carote, frullatele e mettetele a parte in un’altra ciotola.

•Alle carote aggiungete i tuorli delle due uova, lo zucchero e il pizzico di sale. Mi raccomando, le uova prendetele di galline ruspanti, e preferibilmente allevate secondo metodi biologici!

•Unite al composto la farina setacciata, le mandorle tritate e infine il lievito. Ci vogliono dei bicipiti poderosi per amalgamare bene il tutto! ;) Infine unitevi con delicatezza i tuorli delle due uova montati a spuma.

•Imburrate per bene la teglia per muffin e versatevi il composto a cucchiaiate: due per ciascuno dovrebbero bastare. Non riempiteli fino all’orlo, ma massimo a ¾!

•Cuocete in forno caldo a 160° per 10 minuti e a 175° per altri 15 minuti. Controllate la cottura con uno stuzzicadenti. Lasciate raffreddare... Se li togliete ancora caldi rischiate di romperli perché sono molto morbidi!

venerdì 12 ottobre 2007

Tempo sabbia e tempo acqua



Sì, lo ammetto, il tempo mi ha fagocitata. E mi risputa un bel pò dopo, per fare una capatina sul blog, ormai preda di ragnatele che non sono solo quelle del web.

Vi capita mai di sentirvi mangiati dal tempo? Spesso mi illudo che il tempo mi appartenga, di poterlo organizzare, suddividere, inscatolare e rendere pratico per usufruirne quando mi serve. Invece, col cavolo. Scivola via e mi circonda, e la realtà pian piano diventa il ricordo di ciò che era prima. I sogni per me sono esperienze sensitive, e quando la vita stessa diventa ricordo, è difficile distinguere tra i due. In fondo, diventano entrambi parte di me, in quella grigia materia cerebrale che accumula esperienze.

Mi capitano giorni monocromi; e quelli che passo prevalentemente a casa, si annullano in una nebbia che ha un colore indistinguibile, tipo grigio chiaro. Non grigio fumo nè grigio Londra... proprio grigio perlaceo, quel colore che è luce e sedimento assieme. E più passa il tempo, più diventano grigio scuro. Tipo il colore delle pietre fossili che imprigionano trilobiti e ammonie, orme di fantasmi. Poi ci sono i ricordi dell'infanzia, che non so perchè, hanno quella luce soffusa e bianca, di un bianco candido che la neve appena caduta in confronto è nera. E quando li sogno e navigo in quella luce meravigliosa quasi non vorrei mai più uscirne.

Ma i giorni rossi, e i giorni blu cobalto, e i giorni giallo ginko... bè, quelli è un'altra storia. Per ora, vado atuffarmi nei sogni. E spero di affondare in un morbido tepore bianco.



venerdì 28 settembre 2007

Quattro gatti... mille blog.




Il consorte mi ha apostrofato con un "emmò basta però! sempre foto di Chii... a chi vuoi che importi del nostro gatto?"...

In effetti, sto usando questo blog come una sorta di diario personale, perciò penso istintivamente che ciò che amo abbia rilevanza.

Invece no.

Finora gironzolando nella rete ho incontrato tre tipi principali di blog:


  • Quello che serve a far vedere agli altri quanto sei aggiornato e bravo nel tuo lavoro per offrire una finestra virtuale che ti consenta di trovare un lavoro migliore (cioè ti salvi da un abisso di fame e miseria).

  • Quello che serve a far vedere agli altri come te la sai spassare e che con te c'è da divertirsi (cioè ti tiri fuori dalla solitudine o dal solito cerchio di vecchie inossidabili amicizie)

  • Quello che riguarda campi a te affini e offre servizi di informazioni tali da far tornare lì spesso tanta gente di cui non ti frega nulla (cioè ti offra la possibilità di mettere banner che ti facciano guadagnare qualcosina e non farti sentire come se "sprecassi il tuo tempo davanti al computer").


Ma francamente, come disse Rhett Butler (non quello degli spazzolini, l'altro), me ne infischio.

Mi piacciono i blog che parlano di esperienze di viaggi, di emozioni, di vibrazioni.

Mi piace scrivere, e finora al mio blog non ho dato nessuna forma, forse perchè quando mi viene un pensiero lo scrivo anche dietro ad uno scontrino che poi butto, a un volantino che piego a barchetta e lascio a navigare verso altri lidi, o su un diario vecchio di dieci anni.

I miei pensieri sono Mandala che sono sparsi via dal tempo, o ritrovati per caso, e li amo così. Non penso di essere ancora pronta per capire e apprezzare l'enciclopedismo globale che pervade Internet, anche se ammetto che ormai mi ha contagiato... Vi capita mai di pensare "ma che diamine è questo? Ah, vabbè, lo vedo su Internet più tardi"...

Mi fa un pò paura questo prendere Internet come una Memoria globale di cui non possiamo più fare a meno. Mi ricordo lo slot impiantato sul collo di Motoko Kusanagi in Ghost in the Shell e tremo. Perdono, Mnemosyne, ti abbiamo digitalizzata.

Insomma, questo blog sono solo gocce di pioggia; se vi sfiorano la pelle e sentite un brivido, un pensiero, mi fa piacere... ma se pian piano si asciugano sotto il sole, lasciate che sia.

lunedì 24 settembre 2007

Stupore e tremori




Stupore e tremori è il titolo di un libro di Amélie Nothomb che mi è piovuto dal cielo (grazie Massimo) come un dono inaspettato, carico di fremiti nippofili frustrati dalle convenzioni che ingabbiano, annientano, delimitano il destino degli esseri umani e le loro anime; adesso come allora, nel mitico Sol Levante, la tradizione è più che un ricordo da onorare. E' una seconda pelle che finché vivi non ti si staccherà mai di dosso. Lo trovo meraviglioso e terribile, eroico e disperante.


Mentre ieri guardavo Chii che si abbandonava al sonno tra le braccia di Marco (che leggeva il libro, appunto), contemplavo la sua dolcissima fragilità e l'assoluto trasporto con cui si lasciava andare, pian piano, scivolando...


Chissà perché la bellezza è sempre così fragile, così nostalgica, e mi stringe il cuore così nel profondo. A volte devo distogliere lo sguardo, o va troppo giù, e mi viene un groppo in gola. Non trovo affatto che sia un'accessorio del vivere. Se un giorno dovessi passare i miei giorni in una città funzionale e perfetta, ma priva di bellezza, la sterilità di ciò che mi circonda mi ucciderebbe. Roma è un caos trasbordante. Tokyo un'ipersimolazione continua, da epilessia. Ogni posto ha dentro di un altro posto, quello che vive la mia anima. E' così anche per Amélie, che cerca il Giappone di quando era bambina. E quello fuori assume un senso solo alla luce della bellezza che mantiene nel cuore.

Divago. Forse perché anche io vedo il Giappone con due paia d'occhi.

Ed è difficile da spiegare, la bellezza.


venerdì 21 settembre 2007

Jappocucina


Non tutti gli okonomiyaki vengono col buco... Anke perchè sennò sarebbero dei monja.

Quello nella foto, in particolare, è il mio pranzo di oggi. E francamente devo ammettere che nonostante l'aspetto non sia malaccio, al centro non son riuscita a cuocerlo bene: era alto due dita e mezzo! Colpa della padella troppo piccina, o della mia pancia che brontolando mi ha distratto da questo piccolo particolare? Mah. La fretta e la fame non sono mai buone consigliere.

Devo recuperare la grandiosa e inimitabile ricetta di Kazu san, lui sì che li sa fare!
Con quei gamberetti, il maiale, e il cavolo tagliato sottile e grezzo... mmmh.
Per chi voglia fare un salto nel sol levante, una puntatina alla catena di ristoranti Okonomiya è d'obbligo. Ma quelli fatti a casa da un giapponese sono tutta un'altra cosa. :p-
Se ricevo il permesso dal diretto interessato, posterò la ricetta, ve lo prometto! n_n

Per chi non abbia ben chiaro cos'è un okonomiyaki o un monja, faccia un salto qui:


(dopo pranzo, sennò vi viene fame!)

mercoledì 19 settembre 2007

Plastilina

Da un paio di giorni mi invade una vibrazione opprimente, mi arriva al cervello e mi rende insensibile a certe cose e ipersensibile ad altre; Marco dice che mi devono venire... classica risposta da uomo.
Da uomo che mi conosce: infatti facendomi due conti, è maledettamente vero.

Sarà, ma questa periodica overdose di ormoni ke mi danno al cervello, ke mi rendono più creativa ma anche più confusa, mi fa sentire fisicamente la mia fragilità in maniera allucinante.
Una volta qualcuno mi ha detto che la volontà della mente può tutto. Ci credo anch'io, ma devo ammettere che a volte esistono sensazioni che riescono a spezzarti; e rimettere a posto i frammenti è un lavoro da certosini.
Vorrei poter essere di plastilina, e mutare senza farmi mai male.
Dev'essere comodo potersi abbandonare ad una stretta che plasma, ma non può distruggere...

Vebbè, dopo questi pensieri a cascata (ke ci volete fare, il ciclo non perdona! E non parlo di quello della vita...)... posto anche un paio di immagini di un'artista della plastilina che mi piace un casino.

Per chi volesse curiosare tra le altre opere di Meredith Dittmar, ecco il sito: www.corporatepig.com



martedì 18 settembre 2007

Nozze di carta



Ieri era il nostro primo anniversario di nozze... *n_n* chissà perchè si chiamano di carta? Mi fanno venire in mente le creazioni di un artista danese davvero bravo... è sua anche l'immagine del post. Se volete vedere come continua questa scultura che si chiama All in all, fate un salto sul suo sito...


sabato 15 settembre 2007

Chii, la nostra miciogatta


Dorme beata in qualunque posizione... Quella roba rossa è il mio dizionario di Giapponese; pur di starmi vicina, s'è messa a blocchetto L di Tetris... ke dolce... la perdono per tutte le volte ke mi ha scalato in freeclimbing... *^_^*

Il primo post

Ecco la prima prova di post, vediamo se me lo prende... >_<