mercoledì 23 gennaio 2008

Le idee in testa

La Guerrilla Marketing è attorno a noi. Forse un pò meno nel Bel Paese, dato che c'è un sacro timore che la fase teaser possa turbare troppo gli animi delicati. Come dire: facile far ridere con le barzellette "sporche"; se si è davvero bravi si riesce a attirare l'attenzione anche col fantasma formaggino. E da noi l'equilibrio sta tutto qui, in bilico tra la tensione centrifuga all'innovazione per produrre emozioni forti, e la forza centripeta del perbenismo filovaticanense. Ma che effetto virale vuoi produrre in un paese dove anche la zuppa di coccodrillo della Knorr diventa prosaicamente un piatto di "verdure da grandi"? Ci vogliono davvero degli Einstein che al posto delle sinapsi dei neuroni hanno delle supernove.

Forse è per questo che sguazzo nel copywriting mantenendomi giusto sul bordo dell'abisso, da brava funambola cieca che ascolta il vento più che badare alle regole wikipediane. Per ora però, coi miei gessetti colorati di certo non riuscirei a raggiungere la complessità di un Picasso; e nel caso esploda una illuminazione da supernova nel mio cervello, lo sapranno anche le talpe, lo prometto, alla faccia della mia timidezza. Insomma, per ora rimastico gli stessi titoli e mi muovo nei soliti confini, perchè è questo che mi fa portare il pane a casa. Comodo veleno moralmente degradante, come fare la spesa senza leggere gli ingredienti e le multinazionali produttrici, perchè fa risparmiare tempo.

Tempo che quando va bene si passa a pensare. Pensieri che implodono in sè stessi, si frantumano in polvere di stelle, e si spargono in fantasie a vicolo cieco a cui sono ormai abituata. Il mio callo dello scrittore si è trasferito dentro, nascosto tra circonvoluzioni cerebrali a me ignote, e si attiva in automatico lasciando scorrere immagini e sensazioni. Mi rilassa, e lascia in pace la mia tendinite latente.

Insomma, pensare pesa, come vedere. Per guardare, per sentire, basta un romboencefalo, nel senso che il rumore ottundente che ci avvolge è diventato tutt'uno con noi.
Forse è per questo che scrivo di meno. Comincio ad apprezzare il silenzio. O ad abituarmici.