Ad ogni azienda o luogo dove mi reco per un colloquio, se l'atmosfera si rilassa pian piano fingendo dietro l'indifferenza un'accoglienza amichevole, colgo atteggiamenti, figure, frasi addirittura, che si ripetono come in una pantomima dove mi ritrovo spettatrice involontaria. E nell'odore di fumo che si spande per l'aere riesco ad avvertire il solito scomodo segreto che assieme mi ferisce e mi fa sentire sollevata.
Avrei voluto dirlo, in quella classe di alunni ancora non-persone, ma abbastanza ego-agglomerati da avere un proprio carattere e inclinazioni, che tutto quello che li aspetta da grandi nel fantomatico Mondo del Lavoro non è che una farsa recitata bene o male dietro veli di inglese vaselina e di istinti animaleschi mascherati ad arte;
avrei voluto insegnargli, al posto di termini desueti (prof, che roba è un pinnacolo?!) e storie lontane assorbite e sopraffatte dal caos parolespressivo, che c'è un'immaturità insita in ogni realtà media aziendale, che li aspetta a braccia aperte per affogarli nella mediocrità di abitudini e di stereotipi.
Un'immaturità che non è infantile, non è innocente; anzi è maliziosa, malevola, impaurita e pericolosa, ha unghie e denti da cui dovranno imparare a difendersi...
E va bene, la cultura se usata in modo appropriato può servire come arma; può essere scudo, ma si presta più come fioretto, e se non si è troppo accorti può toccare corde che innescano congegni a tempo pronti ad esplodere in mobbing sottile....
Ma no, la scuola non vuole insegnare a difendersi - è già troppo impegnata ad autogiustificarsi - e non so se avrei mai il coraggio di dire alla mia genitrice quanto trovi avvilente e degradante questo gioco di conti sul proprio futuro, a cui ci costringono, a spese di piccole persone-in-fieri che non riceveranno le armi che meritano in eredità, che perderanno ciò che noi non guadagnamo, in nome di un domani che cerchiamo di accaparrarci disperati ed insicuri.
Per sopravvivere prediamo i più deboli e poi cerchiamo giustificazioni forbite e moralmente accettabili, ma la verità è che siamo squali, o pesci piccoli, in questo mare. Anche i pesci grandi vengono sbranati poco a poco, se si apre una fessura nella loro difesa.
Io non voglio diventare uno squalo, nè essere sbranata; ma il gioco della medusa, che urticantemente galleggia e schiva, pur di mantenere un pò di luce e riuscire a vedere il fondale, non può durare a lungo....
Questo, e lo sottolineo, come ammissione di mediocrità della sottoscritta; e come omaggio a quelle reclute che combattono in prima linea con un coraggio che non so se saprei mai emulare.
Forza Vale.
Nessun commento:
Posta un commento