sabato 2 agosto 2008

***30***

Trenta è una cifra cicciotta. Stamattina tra il sonno e la veglia, immaginavo il povero 3 che, non ancora abituato al suo posto, caracollava e inciampava, cadendo sul suo vuoto e diventando un "no" corsivo, con la grafia del primo giorno di scuola. Perchè no? La negazione insita in questo trentesimo anno non mi sembra giustificata. Dopotutto, sono già trentenne da un anno, e da oggi entro nel trentunesimo; solo che non lo sapevo, o almeno non lo sentivo. E dopotutto l'importante è questo: porterò ancora il cappello con le orecchie da gatto, d'inverno. E d'estate le mie scaciatissime sinocrocs rosso scambiato. E continuerò a disegnare pupazzetti strambi, a dipingerli magari sulle mie scarpe con un pennellino intinto nel lucido nero testa di moro, e a sognare a colori tutte le mille vite che mi porto dentro, compreso quel racconto per bambini che ho lasciato a metà e che ogni tanto ritrovo sparso in vecchie agendine sdrucite.

La mia mente parla ancora i linguaggi delle crisalidi, ed è pronta per mille nuovi risvegli.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Va bene tutto.
Le scarpette disegnate.
La consapevolezza di essere diventati grandi.
Tutto ok.

Ma il cappello con le orecchie no.
C'è un limite a tutto.

E che cavolo.