sabato 8 marzo 2008

Dimensioni oniriche

Avete mai sentito parlare della teoria delle stringhe? Mi viene da ricordare quando da piccola tracciavo ragnatele pluridimensionali all'interno dell'armadio di balsa nella mia cameretta di Campobasso. Ogni istante portava ad una o più biforcazioni, in un gioco a scatole cinesi infinito. Diciamo, un numero di scatole (che chissà perchè immagino sferiche) che si aggira sul 10 alla 500sima. Alla faccia della potenza... in tutti i sensi.
Nei miei giochi da bambina immaginavo di essere una viaggiatrice multidimensionale; e, è logico, avevo bisogno di una mappa per orientarmi. Povero armadio, inciso nelle sue interiora di morbido legno e vandalizzato da generazioni di ragazzine annoiate che avevano dormito lì. Forse se gli avessi tracciato dentro un albero genealogico per lui sarebbe stato lo stesso, o almeno avrebbe avuto un indizio dei nomi dei piccoli malvagi che l'avevano vessato per decenni... Sarà mica per questo che di notte si apriva cigolando terribilmente? Mi ero convinta che fosse per l'umidità notturna, ma forse si trattava di una sua piccola vendetta. Chi abita in case con mobili di legno vero sa che quando sale la luna in cielo loro gridano, sussurrano, e chissà che cosa si raccontano. Non avevo proprio la coscienza pulita nei suoi confronti se prima di affondare nel mondo onirico, col suo sottofondo di cigolii immaginavo ogni notte un'armatura inanimata che veniva a tagliarmi i polsi con una daga gigantesca e rugginosa. O a volte, che sull'uscio (che dal mio letto non potevo vedere perchè coperto dalla porta aperta) ci fosse l'Uomo che Sta ad Osservare. Restava lì, immobile: non poteva varcare le soglie, ma rimaneva lì a guardare. Lui mi vedeva; io lo sentivo. Poi, affondavo nel sonno come in un liquido denso e soffice al tempo stesso. Ed ecco il varco: i sogni. Le stringhe vibrano, e vanno in corto circuito; sfioro luoghi con logiche differenti, con leggi fisiche sottosopra, provo sensazioni, pensieri che non saprei descrivere, parole che non potrei pronunciare nel mio mondo. Non so se è per tutti lo stesso, ma io vedo i colori; ho cognizioni tattili, e uditive. Raramente sento anche profumi, ma non potrei affermare con certezza che li percepisco col naso. Il gusto infine, è la parte meno stimolata, anche se quando sogno certi baci poi al risveglio mi rimane la sensazione sulla punta delle labbra, come un formicolìo.
Sono curiosa: un paio di gemelli monozigoti che vive la stessa identica giornata, fa sogni differenti? Il sogno è stato psicoanalizzato, e ridotto a un evento schizoide o di autoinganno preservativo; è stato interpretato, ed è servito come calderone per tirar fuori profezie e comunicazioni medianiche con l'aldilà e con Dio. Povero sogno, anche lui come il mio armadio è stato vandalizzato da generazioni. Ma se fosse anche un metodo di comunicazione? Insomma, tramite internet ormai ci siamo emancipati dalla materia per comunicare. A nessuno è mai venuto in mente di tentare di comunicare tra dimensioni attraverso i sogni? Forse è un limite dell'umanità, perchè non sappiamo elaborarne un metodo, una scienza; non sappiamo spiegarne la logica, imbrigliarla all'utilizzo. Non è mai una sicurezza, un sogno: ci mette in gioco del tutto, ci scava dentro. Troppo intimo, segreto, per condividerlo come si fa con le parole, con i gesti. Ma di una cosa sono certa: non ho mai sentito parlare (tranne che nel mondo della celluloide) di sogni che uccidono. Ogni volta che sono morta, nell'universo onirico, sono risorta in questo. perciò, perchè non tentare? C'è gente che sfida la morte; perchè non sfidare la materia, attraverso il sogno?

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